Tuesday, March 30, 2010

...

Che cosa pensate sia avvenuto dei giovani e dei
vecchi?
E che cosa pensate sia avvenuto delle madri e dei
figli?

Vivono e stanno bene in qualche luogo,
Il più minuscolo germoglio ci dimostra che in realtà
non vi è morte,
E che se mai c'è stata conduceva alla vita, e non
aspetta il termine per arrestarla,
E che cessò nell'istante in cui la vita apparve.

Tutto continua e tutto si estende, niente si annienta,
E il morire è diverso da ciò che tutti suppongono, e
ben più fortunato.

W.Whitman

Monday, March 29, 2010

Muti e stranieri

Sabato scorso sono stata ad una cena-sorpresa di compleanno di un certo Nick, amico d'infanzia del mio fidanzato.
C'era anche la mamma del festeggiato, una signora rotonda e sempre sorridente, sordomuta dall'età di quattro anni, una di quelle persone che brillano di una luce speciale.
Nick ed alcuni parenti conoscono il linguaggio per non udenti, quindi hanno deciso di parlare anche a me con un paio di segni, tre parole e un labiale enfatizzato. Ho apprezzato lo sforzo.
La persona con la quale ho trascorso più tempo è stata proprio lei, la signora Pat.
E' rimasta sveglia fino alle quattro a bere gazzosa e poi al mattino si è sparata quattro ore di macchina, da sola, fino a Birmingham.

C'era anche una dodicenne, cicciottella, con un paio di scarpe tacco dieci, leggings e un top di pizzo senza maniche. Si è truccata tutta la sera controllandosi al suo mini specchio e non ha detto una parola. Il padre si sarà bevuto cinque birre a cena, mentre dopo, a casa del festeggiato si è presentato con una cassa da venti lattine e se l'è bevuta praticamente tutta.
C'era anche un diciannovenne in tenuta emo: incarnato pallido, camicia attillata scura, skinny jeans e capelli neri a schiaffo sugli occhi. Dice che deve ancora capire qual'è la sua strada, emo o goth.
Seduti un pò in disparte gli zii, la cui figlia è partita da poco per l'Afghanistan con l'esercito.
Erano tutti in maniche corte, ci saranno stati dieci gradi.
Io indossavo la canotta della salute, un top, un maglione, una giacca di velluto e fuori anche il cappotto.
Working class.


Ho notato che alcuni inglesi quando parlano con persone straniere, per farsi capire meglio, alzano la voce o ripetono la stessa parola dieci volte.

Vagli a spiegare che esistono i sinonimi.

Monday, March 22, 2010

These Days

I've been out walking
I don't do too much talking these days
These days -
These days I seem to think a lot
About the things that I forgot to do
And all the times I've had the chance to

I stopped my rambling
I don't do too much gambling these days
These days -
These days I seem to think about
How all the changes came about my way
And I wonder if I'll see another hide-a-way

I had a lover
I don't think I'll risk another these days
These days -
And if I seem to be afraid
To live the life that I have made in song
It's just that I've been losing so long

Then I'd stop my dreaming
I don't do too much scheming these days
These days -
These days I sit on corner stones
And count the time in quarter tones to ten
Please don't confront me with my failures
'Cos I have not forgotten them

Sunday, March 21, 2010

Borse aperte

Su "La Repubblica" di domenica scorsa, leggo una recensione di "The Paris Review",una raccolta di saggi, poesie e scritti, che sono stati pubblicati sulla rivista negli anni.
Una parte del libro e' dedicata alla tecnica dello scrivere, Del Giudice, il giornalista, riporta un suo pensiero a tal proposito:
"Un esempio lieve che e' sotto gli occhi di tutti e' quello della borsa di tante donne che frugano aprendo e richiudendoo cerniere, rovistando in tasche e scomparti, estraendo e scartando e riponendo e alla fine se ne escono con una monetina.
Sono sicuro che ognuno di loro ha la tentazione di rovesciare clamorosamente l'intero contenuto del su bagaglio variegato e multiforme; anche a loro deve balenare l'idea di mettere in vista ogni cosa e come viene viene, sapendo di indurre comunque in chi guarda, non solo lo stupore, ma anche una qualche forma rapida di commozione.
Cosi' pero' non fanno, non si fa."

Un esempio estremamente calzante.
Nello scrivere bisognerebbe aprire la borsa e lasciar cadere a terra il contenuto, lasciare il lettore stupito, immedesimato senza doverlo ammettere, scosso, commosso.

Il punto e' che, se ribalto e scrollo la mia borsa, rimane tutto magicamente incollato alle tasche, incastrato nelle cerniere, appiccicato insieme ad una vecchia gomma scivolata dalla scatola sul fondo, appiccicato agli angoli: cade sempre e soltanto uno stropicciato e svolazzante assorbente.
Uno di quelli con i consigli scritti sulla plastica: "Lo sapevi che durante il periodo mestruale sei piu' creativa?"
Volevo soltanto dire questo, e' imbarazzante.

Un paio di anni fa, ad una conferenza, una signora ha fatto scivolare inavvertitamente dalla borsa un salvaslip, proprio sulla porta, dopo un nanosecondo di tentennamento si e' seduta e l'ha abbandonato li'.
Il dibattito era piuttosto formale e l'oggetto imbarazzante sucito' reazioni diverse, dalle risatine, al fastidio, all'imbarazzo, alla finta noncuranza.
Nessuno lo raccolse, sarebbe stata una dichiarazione di colpevolezza per chi era arrivato dopo e non aveva potuto vedere la dinamica dell'evento, o per chi stava guardando da un'altra parte.
La signora se ne ando' prima della fine.

Le altre signore guardavano l'involucro di plastica rosa leggermente schifate, quasi a voler dimostrare che loro non ne avevano mai fatto uso.
Credo si debba stare attenti quando si apre la borsa, a meno che non si tratti di mentire lievemente, o di lanciare la bomba e scappare, o di fregarsene altemente edlle conseguenze, ma per quest'ultima opzione ci vuole un buon strato di pelliccia sullo stomaco, un casco e due coperte sulle spalle.

Friday, March 19, 2010

Un quadrifoglio nell'insalata



Questa mattina ho preso un treno per Stamford, senza immaginarmi come sarebbe stato.
Ho trovato un quadrifoglio nell'insalata che ho ordinato per pranzo insieme ad una Jacked Potato. Quando li cerchi nei prati non li trovi, poi, pensa un po', ti arrivano con il contorno. Sarà San Patrick che si manifesta nell'insalata.

Seduta in questo bar dello Stamford Theatre mi chiedo come funzioni questo posto, sembra piu' una casa che un teatro: con finta disinvoltura prendo dei volantini per capirci qualcosa.
Sul mio fianco una signora consuma avidamente una torta alle nocciole con in cima uno strato di panna, da lontano non si direbbe, ma porta una parrucca. Suo marito finisce la torta dopo di lei, tra le sue mani tozze e grasse il dolce sembra minuscolo.
Davanti a me madre e figlia, parlano poco, la ragazza fa girare un piattino, a disagio.

Questa mattina ho scelto una destinazione a caso, sono scesa dal treno e mi sono trovata nel mezzo di un agglomerato di case in pietra, come se anche la stazione fosse una casa, chissa' come mai l'hanno messa li'.
Dopo un paio di viette, mi sono trovata davanti un parco, attraversato da un fiume popolato da strani animali, direi oche colorate o anatre giganti, e sul prato le giostre, il luna park, lo stesso ovunque, che partiva da li' ed invadeva tutto il lungo fiume.
In cima ad una collinetta in lontananza, guglie di chiese. "La guerra non ha distrutto le case originali qui", recita un cartello.
Ci sono citta', come Coventry, che sono state cancellate dalla guerra, hanno perso la memoria dei luoghi, ed ora sono fastidiosamente moderne.

La vecchia All Saint Church in centro ti aspetta autorevole e solida e ti ordina di entrare, ti fissa finche' non la consideri, entri e ti siedi.
Sulla panca di legno sono stata assalita dai pensieri delle persone che sono state negli anni qui a pregare, dormire, riscaldarsi, un mormorio indefinito.
Certo, era la mia immaginazione, ci mancherebbe.
Donne con mariti malati, con famiglie numerose e felici, compagni ubriachi, senza lavoro, ereditiere e uomini senza casa, con mogli assenti, figli in guerra e prostitute e pensieri diversi da quelli che ci si aspetterebbe in chiesa, i dubbi dei preti.
Mi piace perdermi ed eplorare, scoprire che a un quarto d'ora da casa esistono posti cosi', mi piace.