
Il libro non mi ha entusiasmato molto.
Leggevo Banana Yoshimoto durante il primo anno di università.
Ero appena tornata da un anno a Londra in cui mi ero divertita all'eccesso, avevo divorato la vita, dormito pochissimo, mangiato malissimo, conosciuto tantissima gente.
In un bilocale troppo luminoso, a Pavia, leggevo "Sonno Profondo" e mi rispecchiavo nella protagonista che soffre di improvvisi colpi di sonno. Era il periodo in cui gli occhi mi si chiudevano automaticamente ovunque.
"Il sonno viene come l'avanzare della marea. Opporsi è impossibile."
Leggevo poi "Lucertola", "Kitchen" ed "N.P." voracemente.
Dieci anni dopo mi regalano quest'ultimo libro dell'autrice e ne rimango delusa.
Apprezzo l'amore per le piccole cose, ma qui sembra forzato; rimangono i tratti da fumetto manga nel descrivere le persone, che trovo molto originali e ad effetto.
Però qualcosa non mi convince: la trama è semplice, quasi inesistente, ma spesso gli scrittori più dotati creano immagini e situazioni indimenticabili da accadimenti ordinari.
Qui invece qualcosa si perde, ho come la sensazione che Banana Yoshimoto sia stata obbligata a scrivere un libro, come un tema a scuola, che avesse tre belle cose
da dire, per cui avrebbe scritto una novella molto carina, invece l'hanno obbligata a scrivere un romanzo...
Trovo che Haruki Murakami sia un ottimo scrittore, molto più giapponese, alcune delle sue simbologie sono squisite: i pozzi e gli uomini vestiti da pecora ad esempio.
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