Una colonia di lepidotteri alloggia nel mio cervello.
Si nutrono del mio tessuto nervoso e lo trasformano in dimenticanza argentea e scintillante.
Infestano i miei ricordi e li spuntano in brandelli.
E non so rammendare, avrei dovuto imparare da mia madre.
Contengo scampoli colorati, di stoffe raffinate e sfumature rare, ma così, senza orli nè congiunzioni, non vestono la logica di corpi geometrici.
Svolazzano nel vento ruvide pezze con su dipinte preghiere.
Ne sento il mormorio, eternamente simmetrico e traboccante di significato.
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