Pensieri volanti di una non più così giovane italiana, trasferita in terra d'Albione per necessità amorose, attratta morbosamente dalla parola scritta, talvolta infastidita dalla parola detta, sopratutto al telefono.
Friday, January 18, 2008
Absurdistan
"Absurdistan" è divertentissimo (soprattutto la prima metà).
Mi chiedo se il luogo immaginario sia Astrakhan o se sia una città inventata, simbolo della povertà di alcune città del Mar Caspio, sfruttate da altre nazioni, fondamentalmente dagli Stati Uniti, per il petrolio.
Due religioni immaginarie, Svevo e Svani, dividono il paese: una ha il poggiapiedi della croce di Cristo a destra, l'altra a sinistra, le persone al potere simulano una guerra per poter avere denaro dagli aiuti umanitari, i poveri muoiono realmente.
Il protagonista ci finisce per comprare un visto per l'America e lì rimane bloccato.
E'la storia di un "nuovo russo", ebreo, straricco ed inetto.
Eredita la ricchezza dal padre gangster, ucciso da alcuni parenti per vendetta, e si ritrova con un solo amico ed un fedele servitore ad affrontare rocambolesche avventure.
Pare un Oblomov moderno, si autozavorra ai luoghi attraverso la continua immissione di cibo nel suo giovane corpo ormai sfigurato dall'adipe. Quando è nervoso lancia una scarpa al suo servo, che come una figura d'altri tempi dorme raggomitolato su materassi posticci, spesso in lavanderia.
Il sogno è l'America, ma il governo gli nega il visto.
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E' tutta una questione di alibi per giustificare un umano sdegno alla fatica, in fondo Gončarov era un fottuto statale.
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