Thursday, July 26, 2012

Camera 321

Ieri mi sono fermata a dormire in un Holday Inn, causa mancanza di treni la domenica mattina per tornare a lavoro.
C'e' qualcosa di magico nel fermarsi soli a dormire negli alberghi. Vagare per i lunghi corridoi con la moquette rossa e blu, sentendo soltanto i propri passi ovattati, entrare in una camera uguale a tutte le altre, dove ti aspetta una televisione, accesa e fissa sull'elenco di servizi che l'albergo offre.
Rumore bianco.
Un uomo con un mantello da pecora aspettava quelli che premevano un certo tasto dell'ascensore di un albergo, al piano due e mezzo o un qualsiasi numero e mezzo, in Dance, Dance, Dance di Haruki Murakami. Dava consigli saggi e molto filosofici. Qui c'e'.
Silenzio.
Al piano uno anziane signore e giocatori di golf che leggono i sottotitoli del telegiornale della Tv muta.
Chi pulisce queste stanze cancella le tracce dell'inquilino precedente, così anche le nostre saranno eliminate. Come se non fossimo mai arrivati, non fossimo mai partiti. Se nessuno sa dove siamo, non ci troveranno mai, al terzo piano, camera 321.
Dimenticarsi di sè. Non è possibile in casa, per strada, a lavoro.
Alchimie della camera 321.