Wednesday, May 14, 2014

I dolori del parto - parte seconda

...la nonna, alias mia mamma, è tornata ieri in Italia, son passate due settimane e non  riuscita a scrivere il finale della storia d'orrore a lieto fine: il parto.
La natura malvagia e saggia al contempo ha progettato tutto con minuziosa precisione: ti fa patire le pene dell'inferno con il parto e poi ti inserisce in un ciclo di allattamenti, pianti, sorrisi, cacche, rutti ed ore di sonno dimenticate che ti impediscono di comunicare agli altri esseri di genere femminile quanto sia tremendo il dolore ed appena riesci ad organizzarti e sei pronta a descrivere l'esperienza, gli ormoni ti hanno fatto dimenticare quanto sia atroce. 
La felicità prende il sopravvento.
Maledizione.

L'avessi descritto un mese e mezzo fa avrei probabilmente utilizzato una lunga lista di imprecazioni, ora invece ricordo il tutto quasi in maniera comica.  
La natura sa che nessuno lo rifarebbe se fosse possibile riportare il dolore alla mente. Ci proverò lo stesso. 

Con nulla da fare e nessun dolore in ospedale, mi son messa a leggere il libro di storia della filosofia antica di mio fratello risalente agli anni del liceo, ho fatto ragioneria per una lunga storia di scelte sbagliate, per cui cerco di colmare i vuoti culturali da autodidatta. Richard è tornato a casa ed io ho letto fino al mattino, tra le urla delle mie compagne di stanza che sono state portate via, una a una, a partorire. Il tampax di ormoni non ha fatto effetto. 

Il giorno successivo l'ho trascorso consumando tremendi pasti forniti da una cuoca che mi guardava malissimo e passeggiate al bar: nessun movimento rilevante.
Verso le dieci, undici di sera, un'ostetrica ha controllato la situazione: ero dilatata di due cm e doglie lievissime erano iniziate. 
"Se son così" ho detto al marito "anche molto più forti, è una passeggiata."

L'ostetrica Kate mi ha rotto le acque con un uncino di plastica.
Benvenuti all'inferno.
I dolori veri e propri sono iniziati, sempre più intensi, un crescendo di disagio. Come se un avessi avuto un'incudine all'interno improvvisamente attratta da una calamita poggiata sul pavimento. 
Ho provato ad usare l'autoipnosi pre parto, diligentemente preparata a casa con l'aiuto del cd comprato su Amazon, e finché ero nella mia stanza, avvolta da tende, nella semioscurità, sulla palla yoga, ha funzionato. Ho sofferto intensamente, però ho perso la concezione del tempo.
Sono scivolata nei sogni, o incubi.
D'un tratto l'ostetrica mi ha portato degli antidolorifici che a quanto pare avevo chiesto, mi ha parlato, mi ha fatto riemergere da quell'abisso di attutimento mentale che mi ero creata.
Adieu.

Allora il dolore è arrivato massiccio ed intollerabile, come un'onda che ti affoga.
"Si può avere un'epidurale?"
"Si, tra tre ore" mi dice.
"Tre ore?!" In quel momento per me tre ore erano un'eternità.
"Andiamo in sala parto e vediamo quanto sei dilatata."
Camminare, parlare ed aver delle mani infilate per me in quel momento era una cosa non solo dolorosa, ma semplicemente inattuabile, impossibile, inconcepibile.
Da quel momento, Richard ricorda con amore, sono diventata la protagonista de "l'esorcista". "Horrific" dice a chi gli chiede un commento sul parto. E parla usando il "noi" come se avesse partorito anche lui, e meno male che c'era lui.

Il piccolo piange, devo andare.

La natura cerca di azzittirmi, ma finirò di raccontare, la natura fa bene a tramare contro questi racconti perché non è giusto terrorizzare le future madri. 
Ma tornerò. Non so se domani, ma tornerò.