Wednesday, January 23, 2013

Mondo prozac




«Se non vedi le cose negative del mondo che ti circonda vivi in un paradiso per idioti» (Jaggi Vasudev)





Thursday, January 17, 2013

Oggetti in festa






Questa mattina la sveglia ha squillato alle 6:27, sempre numeri dispari per evitare eventi nefasti. Mi sono alzata, fatta la doccia, preparato una pasta per pranzo, mi son messa le lenti a contatto, un leggero trucco, ho preparato un caffè americano per il termos da portare in treno. Sono uscita di casa, ho fatto undici passi e mi sono resa conto di non avere il termos.
Sono tornata indietro, ho inserito la chiave, aperto la porta e ho trovato il mio pupazzo fatto a pecora sul divano.

L'avevo lasciato nello studio, sul divanetto, con gli altri peluches.
"Ragazzi, venite giù che fa più caldo, guardiamo un po' di tele!" Gridava, credo agli altri pupazzi. Si è voltato verso di me e di colpo fa: "ops!"

Poi è suonata la sveglia ha squillato alle 6:27, sempre numeri dispari per evitare eventi nefasti. Mi sono alzata, fatta la doccia, preparato una pasta per pranzo, mi son messa le lenti a contatto, un leggero trucco, ho preparato un caffè americano per il termos da portare in treno. Sono uscita di casa, ho fatto undici passi e mi sono resa conto di non avere il termos.
Sono tornata indietro, ho inserito la chiave, aperto la porta, ho recuperato il termos.

Il gatto mi ha fissata con un espressione strana.
Come se avesse avvertito qualcuno del mio arrivo.
Mi sono voltata velocemente prima di chiudere la porta.

Nulla.

Monday, January 14, 2013

"Lettere a un aspirante romanziere", Mario Vargas Llosa


"La finzione e' una menzogna che racchiude una verità profonda: e' la vita che non è' stata, quella che uomini e donne di un'epoca determinata avrebbero voluto e non hanno avuto, e perciò sono stati costretti ad inventarla."
"Tuttavia, il gioco della letteratura non è innocuo.
Prodotto di un'intima insoddisfazione nei confronti della vita quale essa è, la finzione e' anche fonte di malessere ed insoddisfazione . Perché colui che, attraverso la letteratura, vive una grande finzione...torna alla vita reale con una sensibilità molto più vigile di fronte ai suoi limiti ed alle sue imperfezioni, reso cosciente da quelle magnifiche fantasie del fatto che il mondo reale, la vita vissuta, sono infinitamente più mediocri della vita inventata dai romanzieri."
Mario Vargas Llosa, "Lettere a un aspirante romanziere.

Saturday, January 12, 2013

Jeff e la stazione





Sono pendolare da sei anni. Prima era Pavia-Milano, ora si tratta di Oakham-Peterborough.
Le stazioni, i passeggeri, gli orari, i treni, le conversazioni, i bar, mi fanno ripensare all'Europa, a quanto siamo diversi.
A Oakham la stazione e' minuscola e curata, ci sono vasi di fiori, un signore con una sorta di roulotte che vende panini alla pancetta, te' e caffè. Tutti stanno ad almeno un metro e mezzo di distanza dalla persona vicina e nessuno parla.
In Italia si può fumare sui binari, la gente parla, i panini sono quelli dell'autogrill, grazie a Dio esiste il prosciutto, devi obliterare il biglietto, ci sono i graffiti sui treni e quegli strani individui che lavorano per Trenitalia.

Alla biglietteria di Oakham c'era Jeff. Sempre e solo Jeff. Dietro a lui, appesi al muro, troneggiavano premi per il miglior servizio clienti dagli anni 80 sino al 2011.

Arrivo sempre un quarto d'ora prima del treno, alle sette e mezza.
Quando c'era Jeff, a quell'ora bagnava i fiori, svuotava i cestini dei rifiuti, spazzava per terra e dava da mangiare al gatto. Le chiavi della sala d'aspetto tintinnavano nelle sue tasche e le persone si allineavano alla biglietteria, ma lui prima si dedicava alla pulizia ed alla manutenzione della sua amata stazione.

Quando ho acquistato il mio primo abbonamento ho spazientito Jeff perché non conoscevo i dettagli delle tariffe e devo avergli sconvolto la tabella di marcia con quelle due domande sull'autobus e sulla differenza tra settimanale e mensile. Sotto la barba bianca le labbra si erano irrigidite, avrà maledetto tutti gli immigrati di Oakham (quattro?) poi abbiamo risolto la faccenda.
Una volta Jeff ha sgridato dei clienti perché stavano sporcando di neve un punto del binario che aveva appena pulito.
Il gatto e' finito sotto un treno, mi hanno detto.

Quest'anno Jeff e' sparito. La prima settimana ho pensato che se ne fosse andato in vacanza, probabilmente su un treno a vapore. Poi ho pensato ad una malattia.
Infine l'idea della morte di Jeff mi ha sfiorato. Abitando nel cimitero di Oakham ho buttato un occhio ai funerali durante la settimana successiva in cui ero a casa da lavoro. Niente.

Circa un mese dopo, sul binario numero due, chi conversava beatamente con il controllore alle nove e trenta della sera? Jeff.
In un attimo tutto si è chiarito: Jeff e' andato in pensione.
Non pensavo che Jeff potesse sopravvivere senza la stazione, infatti a quanto pare bazzica sempre nei dintorni.

Giovedi' esco di casa e chi trovo non lontano dalla porta? Jeff.
Ho cercato di ignorare la mia istintiva timidezza e l'ho salutato, gli ho persino chiesto come andava, dovevo farlo.
Mi ha confermato di essere in pensione e mi ha raccontato che ora che ha tutto questo tempo può per esempio girare per Oakham, cosa che non è mai riuscito a fare prima.
Poi però mi ha detto che sai e' iscritto ad un associazione di gente che come lui ha lavorato con i treni in passato, fanno gite con treni a vapore, progetti di restauro di vecchi treni e cose del genere. Mi sono sentita più tranquilla.

Friday, January 11, 2013

Medici evasori, i peggiori



Mi sono recentemente lamentata del il modo in cui i pazienti vengono considerati dalle strutture sanitarie gratuite nel Regno Unito.
Pare talvolta che l'obiettivo principale del medico sia quello di farti demordere, di sminuire il tuo problema, di farti perdere la pazienza.
Cercano di sfoltire i pazienti che richiedono esami specifici dal momento in cui sono tutti gratuiti. Se sei relativamente giovane e per lo più non autoctono cercano di rimandarti a casa con un'aspirina. Da un certo punto di vista, non il mio, capisco.

Quello che non capisco è come sia possibile ancora oggi, dopo tutte le proteste, le promesse, le parole, gli articoli e gli allarmismi che in Italia succeda una cosa simile: vado a fare una visita di controllo a pagamento, da un ginecologo di Valenza, molto stimato. Il medico pare molto competente, mi visita, mi fa fare anche un'ecografia per sicurezza, mi fa molte domande, ascolta.
Alla fine della visita mi dice: "Allora sono 140 euro senza la ricevuta, 170 con la ricevuta, cosa preferisce?"

Cosa preferisco?
Preferirei che ci fosse la finanza fuori dalla sua porta, ecco cosa preferirei. E pensare che la barca a vela te la potresti permettere lo stesso. Che pena.

Com'è possibile che non si possano controllare tutti questi medici specialisti che guadagnano cifre da capogiro (e quelle se le meritano), ma poi non pagano le tasse?
Cosa dichiareranno mai questi cialtroni alla fine dell'anno?

E cosa devo fare io, scegliere di pagare 170 euro?
Ho pagato 140 euro e me ne sono andata consapevole del fatto che un buon esempio fa la differenza, ma non sarà il mio questa volta ad attivare la ruota delle azioni giuste.
Polemica sì, ma cogliona no.


Friday, January 04, 2013

Non temiamo l'Apocalisse

L'attesa della fine del mondo prevista dal calendario Maya non mi ha particolarmente turbata, una certezza non mi ha abbandonata: sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa, io sarei stata a lavoro il 12 dicembre e pure il 31, ed anche il primo gennaio.
Dalla mia postazione ho il privilegio di poter contemplare BBC news sottotitolato, il volume muto. Se l'Apocalisse arriva la notizia non mi può sfuggire.
La nostra azienda ha
un piano di emergenza per i dipendenti per ogni evenienza: da un semplice black-out ad una catastrofe naturale. No, non intendo un'uscita di sicurezza o dei muri antisismici, intendo un vero e proprio progetto per continuare a farci lavorare anche se il mondo sta cadendo a pezzi.
Ho avuto l'onore di prendere parte ad una simulazione alcuni mesi fa.
Nella campagna inglese, accanto ad un eliporto, si trova la nostra salvezza.
Il giorno della simulazione un tassista ha prelevato me, con un gruppo di cinque colleghi, e ci ha scaricato a circa 15 miglia, all'eliporto in questione.
Dopo aver vagato per alcuni minuti senza capire cosa avremmo dovuto fare, abbiamo trovato un telefono, all'interno di una scatola, come una cassetta della posta americana.
La collega più coraggiosa ha alzato la cornetta ed una voce robotica ha prontamente detto: "Please come in."
Davanti a noi si è aperto un cancello automatico e noi stupefatti e vagamente inquietati ci siamo trovati di fronte ad un bunker originale della seconda guerra mondiale ristrutturato e ridipinto completamente di nero.
All'interno moquette rossa stile 'shining' e tre dipendenti palesemente non abituati a comunicare, ma pronti per una terza guerra mondiale.
La nostra società affitta uno degli uffici all'interno del bunker, sinistramente identico a quello in cui lavoriamo, soltanto ristretto. I computer contengono non soltanto il software che utilizziamo, ma sono aggiornati con tutti i dati sui clienti ed i servizi che eroghiamo con uno scarto di poche ore.
All'interno del bunker i bagni sono dotati di dentifrici e persino di assorbenti interni, esterni, con e senza ali. In cucina scorte di scatolame. Un calcetto per svagarsi, una mini palestra.
Questo scenario mi ha inquietata più del timore della fine del mondo.
Quello che più mi ha inquietata e' stata l'assoluta certezza che qualsiasi cosa accada, continuerò a lavorare.