Sunday, June 29, 2014

Al piccolo uomo




Caro figlio nato da poco,

Se solo bastasse stare in questa posizione scomoda per renderti felice, ci starei fino a cascare a terra dalla fatica. Invece, messo così sulla spalla, come un sacchetto, non piangi adesso perché la pressione sulla pancia ti allevia questo piccolo dolore fisico. Farai un rutto, un rigurgito, poi ti addormenterai.
E domani basterà darti da mangiare per strappati un sorriso.

E poi?
Sempre meno potrò garantire la tua gioia, il resto del mondo entrerà in gioco.
Il resto del mondo lo stai già mettendo a fuoco e pare ti faccia sorridere.
Verrà un giorno, almeno uno nella tua vita, in cui penserai sia stata una pessima idea quella di metterti al mondo, in cui ti sembrerà che nulla abbia senso.
O forse non verrà mai.
Ma verrà la tristezza, la sofferenza, verranno le delusioni.
Se così non fosse non cresceresti emotivamente, ma che fitta provo al solo pensiero.

Caro figlio nato da poco se solo ti potessi garantire la felicità, ma a pensarci bene la cosa che ha sempre reso felice me, dal momento in cui ricordo, si chiama libertà.
Allora caro figlio spero di non soffocarti troppo, o farlo da lontano, dietro l'angolo della strada che percorrerai.
A tal proposito sto tessendo un mantello protettivo trasparente, un pezzettino ogni notte, dovrebbe essere pronto per quando inizierai a gattonare, lo adagerò sulle tue spalle in un momento di distrazione, come faccio quando ti taglio le micro unghie, e piccolo uomo sarai protetto per il resto della tua vita.

Thursday, June 05, 2014

I dolori del parto - Parte terza, il finale

Eccomi.
Sono le cinque e ventitré. La luce inizia a penetrare dagli scuri, Sebastian dorme e russa come un cinquantenne con il vizio dell'alcol, ma questa è un'altra storia.
Vorrei finire di raccontarvi i dolori del parto.
Vorrei, ma me li sono scordati.
Lo sapevo.

Sono passati due mesi dalla nascita del piccolo uomo ed il ricordo si è sbiadito, la gioia ha preso il sopravvento ed io mi sento egoista e patetica nell'insistere a raccontarvi dei dolori.
La felicità li sorpassa, la memoria si annebbia, non ha senso incaponirsi.

Vi racconterò invece qualcosa di più interessante.
Non so come si chiami in italiano l'anestetico blando che in inglese qui chiamano "gas and air" o Entonox, un gas che contiene ossigeno e protossido di azoto, quello che usano i dentisti per intenderci.
In Inghilterra lo offrono per alleviare i dolori del travaglio, magari anche in Italia, non so.
Sorvoliamo sulla descrizione delle non molte ore di travaglio trascorse senza l'aiuto della chimica, sono state tremende, va bene. Ci sono passati tutti.

Ero in preda ai massimi livelli di dolore e l'ostetrica mi dice che mi ha preparato un bagno caldo.
"Un bagno caldo? Ma dove sono quelli dell'epidurale?"
"In sala operatoria, arriveranno tra circa tre ore", dice Kate.
"Tre ore?!"
"For the love of God" continuavo a dire.
Fortunatamente non mi vengono spontanei come in italiano gli insulti in inglese.

Mi hanno quasi convinta a fare questo benedetto bagno, quando chiedo a Richard: "Ma gas and air non si può avere?"
"Serve l'anestesista" dice lui.
Non contenta chiedo anche a Kate: "Ma gas and air non si può avere?"
"Vuoi gas and air?" mi chiede.
"Certo che voglio gas and air, qualsiasi cosa abbiate! Svuota quel maledetto bagno Kate e portami il gas!"

Arriva così la bombola di gas and air.
Aspiro lievemente e non succede nulla.
"Aspira più a lungo" suggerisce Kate.

Ecco.
Se userete mai  l'entonox in sala parto, fatelo provare anche al partner.
Sarete entrambi proiettati in un mondo leggero nel quale il dolore è una caratteristica marginale.
"Va meglio? " mi ha chiesto  Kate.
Andava molto meglio, ma ho mentito perché tenevo che non mi portassero più altre droghe.

Le due signore con l'attrezzatura per l'epidurale le ricordo fluttuare nella stanza circondate da un'aura magica ed ali da angeli. Mi chiesero di smettere di aspirare l'Entonox perché dovevo stare seduta  dritta per la puntura nella schiena, io annuivo e appena si distraevano continuavo ad abusarne.
Ricordo che mi hanno infilato l'epidurale sotto pelle anziché in vena per sbaglio e non si sono accorti che gonfiavo a dismisura, poi hanno cambiato braccio ed il sangue ha iniziato a zampillare dall'altro come in un film d'orrore di serie B.
"Non ti vedevo così fatta dalla festa di Acton town a Londra nel '98" mi ha detto Richard. Ma questa è un'altra storia.

Con l'epidurale in circolo sono tornata ad essere un individuo con una dignità ed il senso del decoro, ho ringraziato le signore che me l'hanno fornita e mi sono scusata per le volgarità, poi ho iniziato a spingere fuori quelli che nelle prime ore di vita sembrava un alieno.
L'alieno più bello dell'universo. È pure comparso un medico con una ventosa che come gran finale me l'ha aspirato fuori e se vi chiedete come sia la ventosa la risposta è: esattamente come uno sturalavandino.
Tutto il processo è riassunto dal marito che ha assistito da prospettive definitivamente meno dolorose, ma più splatter delle mie, come "horrific.
Ma non andiamo fuori tema.

La morale del post è questa: quando partorite usufruite di tutti gli anestetici disponibili in ospedale, non ha senso soffrire come cani quando lo si può evitare.