Saturday, January 16, 2016

Inghilterra, che noia o che benedizione? Terra di misurazioni, valutazioni, pianificazioni.



Qui in Inghilterra le cose funzionano meglio.
Si sa.
Lo dicono tutti.
Sopratutto gli italiani.

In effetti l'organizzazione, il lavoro di squadra e la pianificazione sono alla base della società britannica.
La differenza fondamentale tra noi latini e gli anglosassoni è che per loro l'ordine, la pianificazione e l'organizzazione sono, non solo fondamentali, ma addirittura divertenti.
Per noi mediterranei invece sono sinonimo di pedanteria, mancanza di creatività, noia.
E non amiamo condividere le nostre idee, trasferire la nostra creatività ad un gruppo di lavoro, in fondo perché temiamo sempre di essere "fregati", che gli altri si prendano il merito.

L'esempio di efficenza più vicino che ho: mio marito, inglese, quando ha del tempo libero inizia a fare degli elenchi di lavoretti i da fare, cose da acquistare e propone di organizzare in sincronia i nostri diari. Peccato che io il diario, da quando non lavoro a tempo pieno, lo tengo in testa. E ammettiamolo, non funziona molto.

Nelle aziende e nelle scuole questa filosofia di pensiero si ritrova nel costante impiego di mezzi di misurazione del lavoro e del valore delle persone.
La cosiddetta meritocrazia risolleverebbe il morale delle molteplici persone frustrate in Italia, terra del nepotismo e del bullismo aziendale.
Meglio così che da noi, assolutamente. Se stiamo a vedere i risultati.
Se invece analizziamo lo stile di vita, in tal caso, questa perenne esigenza di pianificare a lungo termine ed anche a breve, dalle vacanze alla spesa, causa una cronica mancanza di capacità di godersi l'attimo.

Tornando alla meritocrazia ed alla misurazione dei risultati, ho notato che qui ognuno accetta la misurazione assegnata e raramente mette in discussione il metodo.
Anzi, si tende a pensare di "essere" quella valutazione.
All'origine di quel metodo di valutazione c'è chi l'ha creato.
Nel caso del mo ultimo lavoro arrivò un nuovo direttore che stravolse completamente un metodo di misurazione del nostro lavoro, con tanto di marketing interno aziendale, merchandising, concorsie e riunioni infinite, al fine semplicemente di dimostrare di aver migliorato l'azienda ed i risultati, metterlo sul curriculum e cambiare lavoro.
Il nostro lavoro non era cambiato, solo il metodo di valutazione.

Ci sono metodi di misurazione dell'intelligenza delle persone universalmente accettati che sono pericolosi se presi in considerazione troppo seriamente.
Intendo per esempio l'IQ.
Conosco un ragazzo con un IQ da genio, che comportamentalmente sfiora l'autismo.

Torniamo a prendere come cavia il mio amato marito.
Sta frequentando l'università per una master e l'altra sera mi diceva che secondo lui io avrei addirittura meno difficoltà di lui a seguire e preparare le tesine.
Pur non ritenendomi stupida, gli spiegavo che non ci capirei nulla di alcuni meccanismi aziendali.
"Forse come IQ io ti batterei, ma come EQ e SQ tu mi supereresti alla stragrande."

Ora, sapevo dell'EQ, ovvero quoziente emozionale, ma SQ?
SQ, temiamoci forte, è il quoziente spirituale.
Soltanto in un'era di delirio di illuminismo, scienza e razionalità, la misurazione della spiritualità può esistere.
Non dico di tornare alla stregoneria, ma ricordiamoci che le misurazioni e le valutazioni funzionano, ma non facciamone una nuova religione.
Sopratutto non ci facciamo distruggere e condizionare da un voto, da un bonus non ottenuto, da una valutazione bassa.
Usiamole come stimoli e come un gioco.

Ora vado online a cercare come misurarmi l'SQ.