Tuesday, May 13, 2008

Fratelli Karamazov

Dostoevskij scrittore, nevrotico, moralista e peccatore.
Soltanto se credo che più personalità possano convivere, ed essere anche con saggio distacco definibili da chi è queste persone, posso arrivare ad accettare che Dostoevskij sia umano.
Non è possibile arrivare a comprendere così profondamente tipologie di uomini così differenti, a descriverne ogni moto dell'animo. Lo odio.
Mi lascia allibita.Ci sono innumerevoli scrittori che descivono animi, luoghi ed accadimenti senza aver visto, nè vissuto nulla di anche lontanamente comparabile. Fedor oltrepassa però la soglia, entra nel personaggio e lo scandaglia oltrepassando i limiti dell'analisi dell'auto analisi.

Ci si interroga sul significato della religione, dell'essere buoni, del determinismo storico, Fedor anticipa i tempi, come tutti i geni.
La rappresentazione del processo finale, con l'aggiunta di due telecamere, potrebbe essere proiettata ai nostri tempi: Cogne , Pacciani, o Pietro Maso?
La spettacolarizzazione del crimine non è criticata, ma compresa ed analizzata, con la saggezza di chi aveva il tempo di pensare più profondamente.
Si vede che il buon Dostoevkij non era tediato dalla tentazione di accendere la televisione, aveva sì molte altre cose da fare e scriveva di
notte, su commisione. Poteva comunque meditare in santa pace.
Il pensiero rimane lucido e profondo, sensibile e comprensivo, rimane quello di chi sicuramente vedeva diversamente, non vedeva soltanto linee, immagini e colori.

Ci chiede: chi non ha sognato di uccidere il proprio padre almeno una volta?
Chi ha il coraggio di dire questa bugia, si faccia avanti.
Il parricidio. Prova una profonda compasisone per i padri, non si sentono mai amati ed hanno ragione, nessuno li ama mai abbastanza.

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