Wednesday, July 23, 2008

"Il meglio che possa capitare ad una brioche"

L'esordio de "Il meglio che possa capitare ad una brioche" fa sbellicare dalle risate.
Il protagonista viene coinvolto in una faccenda strana e misteriosa che cerca di risolvere tra una birra e l'altra, una prostituta e l'altra, un'overdose di tv e cibo ipercalorico e l'altra.
La parte finale invece è deludente, la trama si attorciglia su sè stessa e cade in un buco.
Il luogo segreto dove viene rinchiuso il protagonista con il fratello, sede di una sorta di setta o confraternita, non convince: se dev'essere una metaforica critica alla società l'accettiamo con riserva.
Il punto è che il protagonista, figlio di un magnate della finanza spagnola, che fa l'alternativo scazzato con il culo degli altri, non può venire a raccontarci come vivere al meglio in una condizione di nichilismo, misoginia, dipendenza da cannabis, leggerezza nell'animo e pesantezza del corpo.
Inoltre mi ricorda i classici film italiani dove i soliti uomini sfigati e bruttini, vedi Pieraccioni, Boldi, Calà e altri mille, vanno sempre a finire con delle super fighe oppure hanno delle botte di culo, ecco, questa non è la regola.
A parte questa critica non oggetiiva (talvolta mi rendo conto di avere dei pregiudizi nei confronti dei ricchi che fanno i poveri, ma forse si tratta do invidia), il romanzo resta molto divertente, ci sono delle parti che rileggerei ora per farmi una risata.

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