Wednesday, January 07, 2009

La voce

(Il padre che il protagonista non ha mai conosciuto, è uno speaker radiofonico.)

Mio padre era un uomo dai molti talenti, ma il suo vero genio era scomparire. Senza preavviso cambiava orario o stazione. Io reagivo piazzandomi con una radio potratile sotto il portico, dove la ricezione era migliore.
Un giorno mia madre mi scoprì. "Che stai facendo?" domandò.
"Cerco mio padre."
Lei mi diede un'occhiataccia e rientrò in casa.

...Per amore di mia madre cercavo di tenere basso il volume della radio.Ogni tanto provavo a rinunciare addirittura per sempre alla Voce, ma non c'era verso. Nella famiglia del nonno ognuno aveva almeno un vizio: alcol, fumo, gioco, menzogna, bestemmia, pigrizia. La Voce era il mio. Al crescere della mia dipendenza, creebbe anche la mia assuefazione, finchè non mi bastò più solo ascoltare. Cominciai a parlare anch'io. raccontavo alla Voce come andava la scuola, il torneo di baseball, la salute di mia madre...
Alla fine mia madre mi scoprì. "Con chi parli?" domandò.
"Con nessuno"...

Un pomeriggio, subito dopo la fine della trasmissione della Voce, squillò il telefono nel salotto del nonno. "Rispondi" disse mia madre , con un tono strano. Alzai il ricevitore "Pronto?"
"Pronto" disse la Voce.
Deglutii "Papà?"
Non avevo mai usato quella parola....

Mi chiese come stavo. "Che classe fai? Davvero? Sono simpatici i tuoi insegnanti?". Non mi chiese di mia madre che aveva concordato la telefonata dopo avere origliato in segreto la mia ultima conversazione con la radio. Non mi spiegò dov'era o perchè non venisse mai a trovarmi. Chiaccherò come se fossimo vecchi compagni d'armi...

"Allora" disse "ti pacerebbe andare ad una partita di baseball con il tuo vecchio?"
"Wow! Sul serio?"
"Certo."
..."Sicuro" disse "Domani sera. Vengo a prenderti dal nonno alle sei e mezza."
"Sarò pronto."
Ero pronto alle quattro e mezza. Seduto sotto il portico con il berretto dei Mets in testa...Aspettavo mio padre, ma non sapevo cosa significasse. Mia madre non aveva conservato di lui una sola foto...
Alle cinque la nonna apparve sulla soglia. " Cerdevo che venisse alle sei e mezza" disse.
"Voglio farmi trovare pronto. Nel caso sia in anticipo."

Mi vergognavo di essere così emozionato per la visita di mio padre. Sapevo che era sbagliato accoglierlo, pensare a lui, amarlo. Come uomo della famiglia, come protettore di mia madre, avrei dovuto essere pronto a chiedergli dei soldi non appena si fosse fatto vivo. Ma non volevo spaventarlo . Morivo dalla voglia di vederlo...
Mi misi a tirare una palla di gomma contro il portico e cercai di concentrarmi sulle cose positive che sapevo di mio padre...

Un pensiero agghiacciante interruppe i miei palleggi. E se mio padre, sapendo quel che tutta la famiglia pensava di lui, non avesse voluto entrare nel vialetto con la macchina?Se avesse rallentato in Plandome Road per vedere se ero lì e poi se ne fosse andato? mi precipitai verso il marciapiede....
Affacciato alla strada come un autostoppista , guardavo ogni automobiliosta che passava...

Poco dopo le otto tornai sotto il portico e mi misi ad osservare il tramonto. Lo zio Charlie uscì per andare al bar...

Alle otto e mezza mia nonna comparve sulla soglia. "Vieni dentro a mangiare qualcosa" disse.
"No".
"Devi mangiare."
"No."
"Giusto un boccone."
"Ci prenderemo gli hot dog allo stadio."
"Uhm."
"E' solo in ritardo, arriverà."
Sentii il nonno sintonizzarsi sulla partita dei Metz...

Alle nove provai con qualcosa di nuovo. "Se non guardo la prossima auto," pensai " se non la fisso così tanto, l'uomo al volante sarà certamente mio padre. Applicai quella strategia...a trenta macchine.
Alle nove e mezza feci qualche piccola concessione all'inevitabile...Mangiai un pezzo di pollo della nonna.

Alle dieci entrai per fare pipì...
Alle undici finì la partita. Rientrai mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte. Qualche secondo dopo che avevo spento la luce, il nonno comparve ai piedi del mio letto.
"Mi dispiace" disse "di tuo padre."
"Oh" dissi io con tono noncurante, strappando un filo alla mia coperta di Linus. "E' stato meglio che non sia venuto. Non mi piaceva com'ero vestito."

"Il bar delle Grandi Speranze" J.R. Moheringer

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