Sunday, November 14, 2010

Remo controcorrente

Ieri mattina il vento mi spingeva indietro, mi graffiava le guance con noncuranza, mi invitava a tornarmene a casa con folate intermmitenti ed insistenti, quasi a ricordarmi che in questo paese sono un ospite esageratamente ben accolto e forse il lavoro dovrei lasciarlo a qualcun'altro.
A prescidedere dal valore metaforico, stiamo parlando di una situazione reale, la signorina delle previsioni l'aveva annunciato la sera precedente, una bufera di vento avrebbe strapazzato i dintorni, spettinato gli alberi, sbucciato i tetti.
Come immigrante in terra straniera con manie di protagonismo mi sono accorta soltanto dopo un paio d'ore di averla presa in maniera un po' troppo personale.
Dopo essermi rifugiata in un caffe' ed aver rivolto un pensiero agli islandesi che vendono pesce surgelato all'aperto senza bisogno di freezer, mi sono messa il cuore in pace e me ne sono andata a lavoro, dove, come ogni giorno, ho capito il settanta per cento di quello che mi dicevano i clienti, per il resto lascio spazio all'intuizione. O fantasia.

No comments:

Post a Comment