Tuesday, June 14, 2011

Milleduecento metri

Oggi mi sono avventurata per la terza volta verso la palestra di Oakham, costruita da poco. Questa volta però ci sono pure entrata.

La prima volta, circa un mese fa, mi avviai verso il tempio del benessere non troppo convinta, spinta da una forza sconosciuta che non riuscì ad impossessarsi di me sino in fondo.
Seguii le indicazioni fornite da Richard, un signore di mezza età che viene a lezione di italiano da me tutti i giovedì, e mi trovai davanti ad una scuola, come mi aveva anticipato, ma non vidi nessuna palestra all'orizzonte. Ferma davanti a questa scuola d'acciaio e vetro, scintillante al sole, sigillata da porte scorrevoli, fui colta da un immotivato imbarazzo, non ebbi il coraggio di entrare per chiedere indicazioni per la palestra e tornai a casa. Lo presi come un segno del destino.

La seconda volta, dopo essermi fatta rispiegare dettagliatamente da Richard dove si trovava il cimitero delle tossine rispetto alla scuola, ci riprovai, dopo essermi convinta che se non l'avessi fatto mi sarei trasformata in un cumulo di adipe con due piedi, assuefatto alla dieta britannica. Mi trovai finalmente davanti alla palestra, entrai e chiesi informazioni.
Mi diedero un volantino che avevo già a casa, mi era arrivato per posta.

Oggi sono tornata. I miei piedi sono partiti convinti di andare a nuotare in piscina, mentre il cervello cercava di spiegare loro che l'acqua sarebbe stata certamente gelida e che forse non era la giornata adatta a nuotare per quel dolore alla base del collo che stava trasformandosi in mal di testa, non avevo nemmeno gli occhialini, avrei perso le lenti a contatto, ma i piedi non hanno voluto ascoltare e così mi sono trovata in piscina.

Ne avevo bisogno.
L'acqua solleva il corpo e l'anima, alleggerisce i contenuti dei corpi e dei cervelli.

Ho nuotato per un chilometro e duecento metri, in onore del tempo lontano in cui fui una persona sportiva.
Il tempo in cui probabilmente sportiva era l'unico aggettivo che sarebbe venuto in mente a chi avrebbe dovuto descrivermi.
Per una stagione intera arrivai sempre prima e seconda nei milleduecento metri su pista e campestri in provincia di Alessandria.
Arrivai più seconda che prima, ma ad una ragazzina di dodici, tredici anni, la provincia sembra un continente.

Mentre nuotavo per milleducento metri mi sono ricordata di come da ragazzina, da totalmente negata per il mezzofondo, diventai portata, la migliore del gruppo, diventai una che poteva anche non fermarsi mai, una che poteva continuare a correre senza stancarsi.

Mio padre mi aveva comprato in edicola un corso di memorizzazione, lettura veloce e autodisciplina. Mio padre comprava tutti i corsi esistenti dal giornalaio.
Dopo aver ascoltato una cassetta che faceva parte del corso, una sorta di training autogeno, una guida al rilassamento mentale, rimasi colpita e decisi di provare a ricreare lo stesso stato mentale mentre correvo.

Funzionò come una formula magica, gradualmente non mi stancai più, mi venne voglia di vincere e chiaramente, semplicemente come per tutte le cose che non sembrano semplici ma lo sono, iniziai a vincere.

Per questo oggi ho nuotato esattamente milleduecento metri, per ricordarmi di quanto basta avere le idee chiare e seguirle.
Per cercare di seguire ancora queste semplici verità che la letteratura, i film, i corsi e i manuali New Age degli anni '90 hanno fatto diventare ridicole.

1 comment:

  1. alfredo6:04 PM

    Frecia che racconto fantastico!
    riprendi sta cassetta e usala per convincerti a scrivere con continuità! Come devo fare per convincerti di sta cosa???
    Alfred

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