Monday, July 01, 2013

Javier Marias e i mendicanti di Oxford





"La città di Oxford, sopratutto quando arriva ciò che lì non possono fare altrimenti che considerare bel tempo...è popolata, o meglio è zeppa di mendicanti. Per tutta primavera e parte dell'estate la città, che nelle altre stagioni ne conta già un buon numero, vede incrementarsi in modo demenziale e smisurato la sua popolazione questuante. Si ha l'impressione che vi siano quasi tanti mendicanti quanti studenti. Questi sono la ragione maggiore del proliferare di quelli, i quali costruiscono un vero e proprio esercito d'occupazione (indisciplinato).
...Questi mendicanti britannici che invadono le città del sud più prospere quando il clima comincia a trasformare l'acciottolato o l'asfalto in un letto accettabile (o meglio le panchine), non hanno niente a che vedere con i cosiddetti "pobres de solemnidad" dei nostri paesi del sud, indigenti notori che quasi sempre conservano la coscienza (un residuo) del fatto che, per quanto ritengano che sia loro dovuto, il denaro lo stanno chiedendo. Questi mendicanti britannici e irlandesi sono arcigni e fieri ed enormemente ubriachi. Non li ho mai visti chiedere nulla, anche se questo non vuole nemmeno dire che lo esigano. Semplicemente non parlano, non dicono, non si comportano secondo ciò che è stato convenuto da secoli, non citano il loro ruolo, né il loro significato, ma danno per acquisito che il loro comportamento ed il loro aspetto (certo indigente) assolvano di per sé il compito del gesto di tendere la mano e delle risapute frasi postulanti. Mai esporranno il loro caso né racconteranno una storia: ignorano la loquacità. Sono quasi afoni. Sono interiettivi. Vi è in loro, credo, una parte di accidia e una parte di orgoglio, una di noia e una di fatalismo. Di sicuro non chiedono perché uno che chiede non può avere allo stesso tempo l'aria spavalda, infastidita, rissosa e burbera che è tipicamente loro. Non sono umili, mancano di astuzia. Non ne sono interessati..." Da "tutte le anime", Javier Marias

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