Wednesday, March 26, 2014

Bombardamento di Dresda, "Mattatoio N.5", Kurt Vonnegut



"Lui era giù nel deposito della carne, la notte che Dresda venne distrutta. Sopra si sentivano come dei passi di giganti: erano grappoli di bombe ad alto potenziale che cadevano. I giganti non la smettevano più di camminare. Il deposito della carne era un rifugio sicurissimo. Là sotto cadeva solo, di tanto in tanto, una pioggia di polvere d'intonaco. C'erano gli americani, quattro delle loro guardie, alcune carcasse di animali e nessun altro. Le altre guardie, prima che cominciasse il bombardamento, erano tornate al calduccio nelle loro case a Dresda. Sarebbero rimaste tutte uccise insieme alle loro famiglie.
Così va la vita.
Anche le ragazze che Billy aveva visto nude stavano morendo, in un rifugio molto meno solido, in un altro punto del macello.
Così va la vita.
Ogni tanto una guardia andava in cima alle scale a vedere che cosa stava succedendo là fuori, poi tornava giù e bisbigliava qualcosa alle altre. C'erano degli incendi, fuori.  Dresda era tutta una sola, grande fiammata. Quell'unica fiammata stava divorando ogni sostanza organica, ogni cosa capace di bruciare.
Non fu prudente uscire dal rifugio fino a mezzogiorno dell'indomani. Quando gli americani e le loro guardie vennero fuori, il cielo era nero di fumo. Il sole era una capocchia di spillo. Dresda ormai era come la luna, nient'altro che minerali. I sassi scottavano. Nei dintorni erano tutti morti.
Così va la vita."
"Da quelle parti il povero vecchio professore di liceo, Edgar Derby, fu sorpreso con in mano una teiera che aveva raccolto nelle catacombe. Venne arrestato per saccheggio. Fu processato e fucilato.
Così va la vita.
E poi venne la primavera. Le miniere di cadaveri furono chiuse. Tutti i soldati andarono a combattere i russi. Nei sobborghi, le donne e i bambini scavavano trincee. Billy e gli altri del suo gruppo furono rinchiusi in una stalla. E una mattina si alzarono e scoprirono che la porta era aperta. La Seconda Guerra Mondiale in Europa era finita..."
"Mattatoio N.5", Kurt Vonnegut 

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