Tuesday, August 04, 2015

I nonni e il motore del mondo

In Inghilterra, a Oakham per la precisione, mi sento a casa. 
Preciso perché tutti i conoscenti che trovo in Italia mi chiedono: "Allora come va a Londra?". Non abito a Londra, abito tra i verdi prati punteggiati di ruminanti della regione più piccola della nazione: il Rutland. 

Mi trovo bene.
Però.
Sopratutto da quando è nato il piccolo uomo che ora ha quasi un anno e mezzo mi sento divisa.

Ho un piede in Italia ed uno in Inghilterra, se faccio leva su un piede l'altra nazione scivola via sull'acqua e si allontana. Ed in questa operazione metaforica mi figuro come un gigante. Così è il mio ego, da microbo a universo, talvolta delle dimensioni giuste.

Quel che più manca è la presenza dei nonni. Vorrei che si vedessero più spesso con il piccolo, vorrei che si vedessero quotidianamente. 
L'insegnamento dei nonni, i miei genitori, corretto o sgrammaticato, silenzioso o incessante, impreziosisce l'essere, porta saggezza, sicurezza e  tranquillità.

L'altro giorno ho letto su Facebook di  una lettera che Einstein scrisse a sua figlia: diceva che il motore del mondo, la forza fisica principale che muove e dà un senso al tutto, lo capì tardi, è l'amore.
Per quanto retoriche possano essere le verità semplici, non sono relative, sono assolute.
I nonni ne hanno in esubero di questa forza che fa girare il mondo da dare al piccolo uomo. Riescono però a portarne solo dieci chili per volta, col bagaglio a mano, ne devono sempre lasciare a casa un po' o schiacciarla nel bagaglio sperando che passi ai controlli della Ryanair.
Purtroppo.

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