Thursday, March 27, 2008

Lamento di Portnoy



"Lamento di Portnoy", di Philip Roth, è una confessione fiume del protagonista, Alex Portnoy, al suo psicologo (lettore). Senza nemmeno una battuta di risposta, se non alla fine, Alex riversa sul medico un fiume di parole, si fa domande, si dà risposte.
Un ebreo degli States che ricorda Woody Allen.
"Il protagonista si barcamena dolente tra l’odio verso un padre ritenuto mediocre (”questo bastardo, questo deficiente, questo padre filisteo”) ed una madre, la classica madre ebraica, onnipotente ed onnipresente, amata fino ad essere odiata (o forse dovremmo dire “amante”), rendendolo un portatore sano di senso di colpa. Si tratta di un uomo divorato dal complesso di Edipo e allo stesso tempo completamanete analfabeta sul piano emotivo."
Alex vive per il sesso, prima portando all'estremo quello autoreferenziale e poi collezionando storie con ragazze “goyim” (non ebree).
Le possiede per possedere il loro ambiente sociale alla continua ricerca di qualcosa che sia “altro da sè”, senza sapere però cosa. Vacante, svuotato, cinico ed immorale, istintivo e codardo, insoddisfatto di sè.
La malattia di Alex è la mancanza di amore.
Da leggere... credo che molti trentenni si sentano Alex, uomini e donne.
Per quel che mi riguarda mi ha quasi urtato, mi ha fatto percepire delle piccole coltellatine, insomma mi sento Alex, Alex donna, per alcune cose.
Chiaramente non per tutte.
Inoltre questo libro ha un valore particolare, rappresenta cose che non possono accadere.

No comments:

Post a Comment