Tuesday, September 01, 2015

I bambini annegati



Ho postato su Facebook le foto dei bambini annegati sulle rive del Mediterraneo e non sono convinta di aver fatto la cosa giusta.
Invidio quelli che hanno preso una posizione e l'hanno mantenuta.

Il 28 agosto, venerdì sera, sono tornata da una cena con mio marito, era il nostro anniversario, cinque anni di matrimonio.
Stavo allattando il mio bambino di 17 mesi e al contempo stavo spiando le vite degli altri su Facebook come spesso faccio, stavo quasi per postare una foto del nostro matrimonio per annotare l'anniversario, come fanno in molti.
Ad un tratto delle immagini terremoto hanno scosso il villaggio sereno di Facebook, fatto di foto di tramonti, selfie vacanziere e bimbi che crescono (anche le mie intendiamoci), ogni tanto succede, ma questa volta mi è arrivato un pugno.
Bambini annegati, spiaggiati, mezzi svestiti, lavati dal mare, morti. Morti annegati.
I migranti. Quelli di cui sentiamo parlare tutti i giorni.

Questa volta foto. Di cadaveri. Di bambini.

Mi sono trovata a dover decidere, come molti, se condividere quelle foto o meno.
Una scelta che di solito spetta alle redazioni. Pare che solo il Fatto le abbia pubblicate.
Le ho condivise.
Hanno visitato i miei incubi.

Perchè l'ho fatto?
Perché ho sentito la gravità e l'urgenza di un fatto tremendo irrisolto dai governi.
Perché sono nauseata dai commenti razzisti e dalle notizie populiste.

La metà dei miei amici sono inglesi, abito in Inghilterra, per cui il giorno seguente sono arrivati dei commenti molto cortesi e velatamente diretti a me. Un paio di persone soltanto.
Dicevano di non voler vedere quelle foto, di essere al corrente degli eventi e di non voler vedere quelle foto di morte.
Ho cancellato le foto.

Poi me ne sono pentita.
Il voyeurismo della morte esiste, esiste perché non sappiamo gestire il nostro rapporto con la morte.
Il problema è quello che sta accadendo, non sono le foto.
Le ho postate perché ho pensato che qualcuno che scrive commenti di una superficialità preoccupante o che insulta i migranti come se fossero una unica persona nemica potesse fermarsi a pensare.

Poi ho pensato ancora che forse ho urtato la sensibilità di chi al problema pensa comunque e lasciato comunque indifferenti quelli che pensano che i rifugiati siano soltanto dei delinquenti che arrivano in Italia per scroccare delle notti in albergo e andare a svaligiare un paio di appartamenti.
Per questo le ho cancellate.

Non avrei mai postato delle foto di un evento isolato.
Queste però erano un urlo.

Le ho cancellate perché quei volti mi perseguitavano. Perché ho pensato che i loro genitori siano morti o morti viventi senza la possibilità di scegliere se far pubblicare le foto dei loro bambini o meno.
E continuo ad invidiare chi ha le idee chiare, chi non vede in tutto questo una relatività della morale che ci lascia impotenti.










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