Tuesday, August 08, 2017

Abbracci Ferroviari

Oggi abbiamo deciso di passare il pomeriggio a Pavia: un ritorno nostalgico nella città in cui abitavo.
Abbiamo preso il treno io, mia madre e il Pallino. 
Il treno Valenza Pavia resta la carovana del Far West dieci anni fa: un microscopico mezzo formato da due vagoni antichi dai sedili consunti.
Abbiamo conversato con una ragazza polacca che lavora con i rifugiati, ne aveva una seduta a fianco, la stava portando all'ospedale a fare dei controlli.
Sospetto che il suo definire i rifugiati musulmani peggiori dei cristiani avesse a che vedere con il retaggio iper cattolico polacco, sospetto soltanto, comunque si trattava di una ragazza molto energica, vivace, volenterosa, empatica ed intelligente. 
La ragazza che era con lei non parlava italiano e stava seduta, quasi rannicchiata, rigida e a disagio, in un angolo. 
Ho cercato di conversare in inglese: mi ha detto che viene dalla Nigeria ed è arrivata la scorsa settimana in Sicilia, ora l'hanno trasferita a Mede. 
Mi ha detto di essere arrivata con un barcone e non ne ha voluto parlare, ha visto gente morire sul barcone, questo me lo ha detto. Cosa ha visto e vissuto nessuno mai lo saprà e lei farà bene a non dirlo se non vuole.
Poi mia mamma ha detto che si sentiva quasi di abbracciarla, io le ho detto questa cosa in inglese.
Allora lei si è alzata e si sono abbracciate strette con mia mamma, poi ha abbracciato anche me.
È stato un momento puro.
Non è stato nulla di che, ma in questi piccoli gesti si vede la nobiltà d'animo di mia madre.
Poi è rimasta un po' malinconica, per tutta la giornata.


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