Thursday, September 26, 2013

La barca affonda




Dopo tre settimane di vacanza rientro bella fresca e rilassata nel mondo del lavoro.
Lunedì, 9 settembre, ore 9:00.
Mentre siamo ad un corso di formazione ci dicono che il nostro Operations Director interromperà la lezione per fare un annuncio importante. Nel mio modo soffice e dai colori arcobaleno penso che si tratti di una buona notizia: un nuovo cliente importante.

Alle dieci e trenta, puntuale come solo gli inglesi sanno essere, si presenta in classe con un altro manager.
Dicono che sono molto dispiaciuti di doverci annunciare che abbiamo perso il nostro cliente più importante. 80% del nostro lavoro.
Il nostro ricavo dell’azienda nel 2013 sarà di un milione di sterline certe, più due che il commerciale deve andare a recuperare.
Nel 2012 il ricavo fu di sette milioni di sterline.
Dicono che possiamo dedurre che questo significhi taglio dei costi.
E che possiamo desumere che questo significhi anche taglio del personale.

Siamo 147 dipendenti, 58 verranno licenziati. Il direttore operativo stesso se ne andra' a dicembre.
I dipendenti bilingue che parlano italiano, francese e tedesco, oltre all'inglese, sono salvi. Per ora.
Voilà.
Benvenuti nel Regno Unito dove si dice che la crisi non esiste.

Wednesday, September 25, 2013

Specchi e copula


Gli specchi, e la copula, sono abominevoli, perché moltiplicano il numero degli uomini.
Jorge Luis Borges, "Finzioni"

Monday, September 09, 2013

Staccare la spina


Al ritorno dalle vacanze c'è chi si chiede se ha fatto abbastanza chilometri in bicicletta, se si è abbronzato a dovere, se si é accoppiato con qualcuno di interessante a livello qualitativo o se quantitativamente le conquiste possono essere soddisfacenti in vista del letargo invernale, se i luoghi esotici erano all'altezza delle aspettative, se si è riusciti a trovare luoghi sufficientemente diversi da quello di provenienza o se ci si è ritrovati.
Tanti si chiedono: "Ho staccato veramente la spina dal lavoro?"
Per una come me, che la spina al lavoro non l'ha mai attaccata, sarà che non ho il trasformatore giusto, non è così centrale staccare.
Stacco ovunque, scivolo via, e torno.
Pas de problemes.
In vacanza volevo leggere "La ricerca del tempo perduto" di Proust ed anche questa volta ho perso in partenza prima di chiudere la valigia.
Erano cinque anni che mi ripromettevo di comprare il classico tomo, lo trovavo sempre in edizioni troppo costose o con più volumi, c'era sempre una scusa.
L'ho finalmente ordinato su Amazon, in edizione scontata: un volume unico.
Prima di partire l'ho fissato per un po', non volevo sgualcirlo in piscina, mi vedevo scomoda su una sdraio o a letto con questo mattone che non si può piegare in due. In fondo mi inquieta.
Mi aspetta sullo scaffale.
Prima o poi potrò citare la madeleine con diritto.

Invece ho portato in viaggio con me:
- "Mattatoio n.5" di Kurt Vonnegut, l'ho riletto, geniale, superbo.
Dalla fisica quantistica alla strage di Dresda, dovrebbero farlo leggere a scuola insieme (o al posto?) dei Promessi Sposi.
- "Finzioni" di George Louis Borges, non sono nemmeno all'altezza di esprimere un parere. Stile inimitabile, originalità di pensiero, contenuti metafisici, lasciamo stare. Una volta un mio amico mi ha consigliato di lasciar perdere. "Leggi i libri e scrivi le cose tue, ma non commentarli, sembrano i temi della scuola." Mi ha detto così. Io non li ho più commentati.
Lui fa il giornalista per una rivista di real estate commerciale e ama camuffare frasi delle canzoni di Elio tra gli articoli che sono un tripudio di statistica e dati. Ama anche ripetere la parola tripudio e tante altre parole astruse. Non ama la chiarezza.
- "L'amante" di Marguerite Duras. Una famiglia, quella dell'autrice, da mandare in blocco in cura da uno psichiatra. Poetico, coinvolgente.
- "Il re Pallido" di Wallace, lo sto leggendo ora, non saprei che dire ancora, non ancora.
Non sapevo che fosse l'ultima opera dell'autore. L'ha risistemato, ha scritto due pagine di addio e si è ucciso.

La Repubblica, Il Corriere, Vanity Fair, Donna Moderna, Io Donna e....ebbene sì, lo ammetto, ho pure comprato: "Chi". Che vergogna. Volevo dei pettegolezzi, ma la Santanchè osannata, quello mi fa veramente venire l'orticaria. Puro pregiudizio non lo nego, ma me lo tengo.

Prima di partire ho letto "Il signor Mani", lo consiglio.

A casa mi aspetta "L'Idiota" di Dostoevskij da rileggere...avrà la precedenza su Proust? Non so, non voglio per l'ennesima volta programmare e non rispettare i mondi in cui andrò a finire.
Certo, perché è lì che vado quando stacco la spina, mica in vacanza.

Thursday, August 22, 2013

"Eyes Wild Shut" e "Doppio Sogno"





"Eyes Wild Shut" è un capolavoro al quale Kubrik ha dedicato un impegno maniacale e metafisico. Ultima opera del regista che non gli è sopravvissuto.
Kubrik si è ispirato ad un racconto lungo di Arthur Schnitzler, "Doppio Sogno".
Incuriosita ho letto il racconto e sono rimasta basita.

Il film è ambientato nella New York dei giorni nostri, il racconto nella Vienna di inizio '900, eppure sono la stessa cosa.
Entrambe le opere trattano allo stesso modo l'ipocrisia dell'alta borghesia, i sensi di colpa, la gelosia, le infedeltà, le crisi di coppia, nei sogni proibiti della moglie, ma anche nella realtà del marito giovane medico che vaga nella nebbia e si trova coinvolto in varie avventure trasgressive.

La cosa che sorprende è che il luogo è diverso, ma è lo stesso. Le nebbie e la notte di Vienna sono quelle di New York, le carrozze sono taxi, ma il viaggio è lo stesso, le immagini corrispondono.
Sorprendente.

Wednesday, August 14, 2013

Città fantasma



Quando rientro a Oakham la sera, dopo il lavoro, mi trovo in una città fantasma. Soltanto riflessi della gente, le strade nel vento.
Nel buio delle nove e venti un taxi fuori dalla stazione sosta permanentemente in attesa di clienti.
Il pub di fronte all'officina chiusa trasmette qualche programma televisivo lontano, rumore bianco.
La via della stazione dorme, le porte delle villette a schiera sono chiuse, le auto rintanate, gli allarmi lampeggiano vigili.
Certe sere la signora ricurva della prima casa a sinistra impila oggetti che colleziona durante il giorno tra i rifiuti. Li infila in un carrello e se li porta a casa. La casa un cumulo pazzo di cimeli e porcellane.
Poi giro a sinistra e passo il college. Luci accese come occhietti di animali selvatici.
Le braccia imploranti delle piante a destra sbattono nel vento.
Scricchiola il cancello e sono a casa.
Chiudo la porta.

Sunday, July 21, 2013

Comportamenti primitivi



Ieri sera mi si è parata davanti una scena di regresso agli istinti più atavici del genere umano femminile.
Ero in un pub con musica dal vivo di una qualsiasi città inglese, dove tutte le donne sono agghindate con un occhio di riguardo al pessimo gusto e si ubriacano fino allo svenimento. A loro favore devo dire che si lasciano andare, si divertono e non stanno sempre in posa come molte donzelle italiane.
Sorseggiavo una mezza pinta con due colleghe compatriote sulle note di "Ring of Fire" di Jhonny Cash, quando un saltellante giovane ha sottratto il tamburello dal palco e si è messo a suonarlo preso da un momento di protagonismo.
Il tamburello è poi passato di mano in mano sino a divenire l'oggetto più conteso della serata.
Ad un certo punto due signore sui trentacinque anni hanno iniziato a strattonarsi giocosamente per aggiudicarsi il tamburello, la cosa è degenerata velocemente, gli strattoni si sono fatti più decisi, finché la perdente è volata per terra di faccia.
La vincitrice orgogliosa del suo tamburello si è messa a sventolarlo al ritmo di mosse elefantesche.
Gli uomini si sono allontanati da entrambe, spaventati.

Monday, July 08, 2013

Sacrilegio



Mio fratello si è laureato in neurofisiopatologia alcuni anni fa.
Mi raccontava che agli studenti, durante il corso, era stato consigliato di seguire un'autopsia.
Non molti ci andarono.
Dei quattro presenti, una ragazza si defilò, presa da un conato di nausea.

Gli feci molte domande, la morte e la decomposizione mi attraggono morbosamente.
Pare che per fare le autopsie ci voglia la forza fisica di un macellaio: segare ossa, spaccare tessuti, tagliate la carne fredda.
Pare che lo schioccare delle ossa sia così rumoroso da essere surreale.

Sul tavolo dell'autopsia portarono un signore relativamente anziano.
Un nonno, lo definì mio fratello.
Questo nonno era morto per strada, colto da malore.

I medici gli trovarono in tasca una manciata abbondante di caramelle.
Prima di iniziare a tagliare e rimuovere, il medico ammiccò verso i suoi assistenti: "Caramelle?", propose.
E se le spartirono.
C'era anche della moneta.

Il nonno stava andando a trovare i suoi nipoti.
E le caramelle per i nipoti se le mangiarono i medici.

Sacrilegio.


Monday, July 01, 2013

Javier Marias e i mendicanti di Oxford





"La città di Oxford, sopratutto quando arriva ciò che lì non possono fare altrimenti che considerare bel tempo...è popolata, o meglio è zeppa di mendicanti. Per tutta primavera e parte dell'estate la città, che nelle altre stagioni ne conta già un buon numero, vede incrementarsi in modo demenziale e smisurato la sua popolazione questuante. Si ha l'impressione che vi siano quasi tanti mendicanti quanti studenti. Questi sono la ragione maggiore del proliferare di quelli, i quali costruiscono un vero e proprio esercito d'occupazione (indisciplinato).
...Questi mendicanti britannici che invadono le città del sud più prospere quando il clima comincia a trasformare l'acciottolato o l'asfalto in un letto accettabile (o meglio le panchine), non hanno niente a che vedere con i cosiddetti "pobres de solemnidad" dei nostri paesi del sud, indigenti notori che quasi sempre conservano la coscienza (un residuo) del fatto che, per quanto ritengano che sia loro dovuto, il denaro lo stanno chiedendo. Questi mendicanti britannici e irlandesi sono arcigni e fieri ed enormemente ubriachi. Non li ho mai visti chiedere nulla, anche se questo non vuole nemmeno dire che lo esigano. Semplicemente non parlano, non dicono, non si comportano secondo ciò che è stato convenuto da secoli, non citano il loro ruolo, né il loro significato, ma danno per acquisito che il loro comportamento ed il loro aspetto (certo indigente) assolvano di per sé il compito del gesto di tendere la mano e delle risapute frasi postulanti. Mai esporranno il loro caso né racconteranno una storia: ignorano la loquacità. Sono quasi afoni. Sono interiettivi. Vi è in loro, credo, una parte di accidia e una parte di orgoglio, una di noia e una di fatalismo. Di sicuro non chiedono perché uno che chiede non può avere allo stesso tempo l'aria spavalda, infastidita, rissosa e burbera che è tipicamente loro. Non sono umili, mancano di astuzia. Non ne sono interessati..." Da "tutte le anime", Javier Marias

Friday, June 28, 2013

Rapimenti Alieni





In un servizio della BBC, un rispettabile impiegato comunale racconta di essere stato più volte rapito dagli alieni.

Questo signore sulla cinquantina sostiene di avere una seconda madre aliena e di aver avuto rapporti sessuali con un'extraterrestre con la quale ha avuto un figlio.
Ama disegnare la madre aliena che lo tiene per mano o gli bacia il naso oppure la partner aliena. Lo fa con delle matite colorate che compra specificatamente, del verde giusto.
La moglie ed i figli del mondo reale non hanno voluto essere filmati. Lui dice che la moglie è gelosa della sua relazione extra coniugale.
Sotto pressione degli intervistatori il signore conferma di aver avuto una madre alcolizzata e di avere consumato tre pasti a tavola con lei in vent'anni.
La madre aliena gli ha dato tutto l'affetto che la madre vera non ha saputo fornire.

Intervistano poi una signora con i capelli cotonati e biondi, attillata, truccata come se fosse in Grease, peccato sia pure della stessa età di Olivia Newton John.
La signora vive nella periferia di una città britannica e fuma una sigaretta dopo l'altra.
Dice di essere stata spesso "presa" dagli alieni.
Dice che si tratta di un'esperienza piacevole.
Spesso succede la sera, davanti alla TV. Ad una certa ora.

Infine c'è una distinta signora che dice di essere in contatto con esseri di altri mondi, dice di essere stata geneticamente manipolata.
Si sottopone al test della verità e si fa analizzare il DNA.
Le sue storie sugli extraterrestri risultano bugie ed il DNA risulta normale.

Vedere un alieno seduto sul divano di fianco a me sarebbe stato meno surreale.

Wednesday, May 01, 2013

Di tutte le ricchezze, Stefano Benni





'Inutile cercare di dormire. E lui arrivò subito..
Il grasso e iroso tasso filosofo, il dottor Meles.
- Professore ci siamo cascati? - disse subito.
- Sì.
....
- Ahimè. Dovrò spiegarle alcune cose. Vede come sono fatto io?
- Come?
- Ho la testa piccola e denti aguzzi, il mio davanti è snello, ma dietro termino con un gran culone obeso. Sa perché?
- Perché?
- La mia testa è la ragione, la ratio, il cogito, con gli aguzzi denti dell'argomentazione filosofica. Pensare e ripensare mi consuma, mi leviga e la mia testa è affusolata, niente grasso superfluo di luoghi comuni e pigre spiegazioni. Poi però ci sono il cuore, lo stomaco e la pancia. E loro non capiscono la filosofia della parte davanti, si espandono e si allargano in beata assenza di razionalità. Sa cosa faccio quando esco dal letargo?
- No, dottor Meles.
- Desidero, professore, desidero. Desidero mangiare, divorare, strippare, ingollare, dopo mesi di astinenza. Desidero mele, tuberi, lucertole, bacche, serpi, anche lumache con il guscio se le trovo. Istinto, biologia aggressiva, irrazionale brama, ecco cosa mi guida. Ha un bel da pensare la testa, la ragione non conta più nulla. E lei ora desidera. E' uscito dal letargo della sua rassegnata solitudine, ha scoperto la fame del suo cuore, sa che la mela è proibita, ma desidera. Non avrà più pace ne' dieta. Non c'è filosofo che possa venirle in aiuto, nessun libro, nessuna saggezza. Soffrirà il suo cuore, il suo stomaco e le sue viscere andranno in subbuglio, il suo istinto di Homo Herectus potrà essere stemperato, ma non vinto. La mela è caduta dall'albero del destino, si prepari.
- Non posso tornare indietro?
- No, non può. Desideri e mangi tutta la gioia che può.
Ma lei sa queste cose meglio di me, dear fellow - disse alzando solennemente la zampa - Perciò veniamo al secondo punto della discussione.
- E cioè?
- Se qualcuno le ripete in un discorso per varie volte la parola "desidera" e "mela" cosa può significare?
- Che desidera una mela?
- Geniale intuizione - disse il tasso."
Cit. Stefano Benni, 'Di tutte le ricchezze'.

Buttati sul'erba





Coricata sull'erba, solo il canto degli uccelli, risate e discorsi in lingua slava dietro ed un motore acceso lontano.
Più della sabbia della spiaggia, delle rocce, di un lettino, adoro buttarmi sull'erba, sentire il peso del mio corpo sulla terra sotto ai fili verdi.
Per tutte le volte che la paura della morte ci assilla come in'insetto fastidioso ed impossibile da schiacciare, per tutte quelle volte in cui ci paralizza: buttati così sulla terra, senza pensieri, non si sta male, ricordiamocelo. Margherite oggi intorno e domani sopra di noi.
Come una borsa di pelle vuota sull'erba, solo a sentire il proprio peso, no si sta male, non si sta male per niente.

Thursday, April 25, 2013

Diventare oggetti





"Human Furniture" si intitola un mini articolo sul Sunday Times, mi approssimo alla lettura mentre, caso vuole, sento una canzone in cuffia dei Broken Social Scene che fa: "all this people drinking lovers' spit...".
Si tratta di una nota autobiografica di una ragazza che a tempo perso ama trasformarsi in oggetti diversi, sopratutto tavolino o poggiapiedi.
Per esempio, racconta, una signora un po' timida ha preferito chiamarla quando era con l'amica. È' arrivata a casa della signora, si è messa in mutande accovacciata e le due amiche hanno allungato i piedi sulla sua schiena e si sono bevute una birra, parlando dei fatti loro per circa un'ora.
Un'altra volta si è dovuta trovare in un parcheggio la sera tardi, una situazione un po' losca. Una ragazza è giunta poco dopo e ha allungato i piedi su di lei, si è fumata un paio di sigarette e poi se n'è andata.

Scrive che è come meditare, devi stare immobile ed uscire da te, diventare un oggetto.

Ho appena letto "Le luci nelle case degli altri", romanzo in cui la bimba protagonista, Mandorla, spesso si immagina di diventare un oggetto per evitare di vivere situazioni problematiche. Vuole diventare tendina per non dover affrontare la sua nuova avventura con la mamma adottiva, quaderno per non subire a scuola l'indifferenza del ragazzo del quale si è innamorata, orecchino per non dover dire verità scomode, citazioni creative perché non ho il libro davanti e non mi ricordo esattamente perché Mandorla voleva diventare un quaderno.

Il punto è: cos'è questa fissazione con gli oggetti?
Se si tratta di un gioco di chi scrive, bene, mi piace.
Se si tratta di una vera inclinazione della gente, allora mi sono persa qualcosa, forse dovrei uscire più spesso, ascoltare la gente, parlare con il mio giubbotto, magari provare a mettermi un cappello a larghe tese e fare la lampada.

Friday, March 22, 2013

Nonne e Cappotti





Ogni tanto nei sogni entro in un bar e ci trovo mia nonna Albina, sempre spettinata dal vento, con indosso il suo cappotto lungo scuro col collo di pelliccia, che ordina un marocchino.
Una volta mi ha anche detto: "ci vediamo al bar Alba".

A mia nonna piaceva uscire sola ed andare al bar per un marocchino il martedì e il giovedì.
La si poteva trovare nei bar più inaspettati, le piaceva cambiare.
Quando ero all'università ogni settimana mi comprava il caffè e i biscotti millesfoglie.

Lavorò per un numero disumano di ore per tre quarti della sua lunga vita: a sei anni badava a suo fratello, a nove badava ai figli di una ricca signora che in cambio le offriva la merenda, per vent'anni fu cameriera e cuoca in un ristorante sul Po, iniziava alle cinque del mattino lavando le tovaglie e finiva all'una di notte preparando per il giorno dopo. Inforno' ciabatte in un calzaturificio, poi venne la guerra e fini' in una catena di montaggio di bombe e poi ancora scarpe, mentre dopo il lavoro faceva il bucato e dava la cera ai pavimenti dei ricchi.

In pensione le sembrò di vivere in un mondo incantato. Giocava con i nipoti e nel tempo libero poteva andare al bar.
Il bar era il suo paradiso e nei sogni li' gira ancora.




Il crepuscolo







Gli alberi scivolano via dal finestrino del treno, rigorosamente in fila, come soldatini, disegnati con la china contro il cielo viola, scivolano veloci.
Sono diversi gli alberi in Inghilterra, più maestosi, più intricati, più intensi.

L'ultima luce si unisce al buio e vibrano di una finale fluorescenza i fiori sul verde, le pecore disegnano di pois i prati. Per un breve momento la vita ed il vuoto fanno pace, non si ha più paura di nulla.

Sunday, March 03, 2013

Memorie dal Sottosuolo





"Sono un uomo malato... Sono un uomo maligno. Non sono un uomo attraente.
Credo che mi faccia male il fegato.
Del resto, non me n'intendo un'acca della mia malattia e non so con certezza che cosa mi faccia male. Non mi curo e non mi sono curato mai, sebbene la medicina e i dottori li rispetti. Inoltre, sono anche superstizioso all'estremo; be', almeno abbastanza da rispettare la medicina. (Sono sufficientemente istruito per non essere superstizioso, ma sono superstizioso). Nossignori, non mi voglio curare per malignità. Voi altri questo, di sicuro, non lo vorrete capire. Ebbene, io lo capisco. S'intende che non saprei spiegarvi a chi precisamente io faccia dispetto in questo caso con la mia malignità; so benissimo che anche ai dottori non posso in nessuna maniera «fargliela» col non curarmi da loro; so meglio d'ogni altro che con tutto questo danneggio unicamente e solo me stesso e nessun altro. Ma tuttavia, se non mi curo, è per malignità! Se mi fa male il fegato, ebbene, mi faccia pure ancora più male!"
"Forse io mi credo un uomo intelligente proprio e solo per questa ragione, che in tutta la vita non m'è mai riuscito di portare a termine nulla."
[Fëdor M. Dostoevskij, Memorie del sottosuolo

Sunday, February 24, 2013

Il Papa necessita di una siesta



Se dietro alle dimissioni del papa ci siano strategie, imposizioni o decisioni di burattinai o di terzi nessuno di noi con le nostre teste non-coronate lo saprà mai.

Quando mi e' giunta la notizia del papa che decideva di rinunciare alla carica, ho creduto alla ragione della stanchezza e della malattia ed ho provato una istantanea ammirazione per l'uomo.
Un uomo che ammette di essere stanco e che qualcun altro potrebbe svolgere il compito in modo più' efficace.

Molti hanno disapprovato la scelta: "Se sei papa", hanno detto, "papa devi rimanere sino alla morte". Il ruolo è sacro, non la persona.

Il papa era stanco, magari si e' reso conto di non poter sostenere due ore di giro per le citta' sulla papa mobile senza andare in bagno. E' un ultra ottantenne.
Questo papa non viveva della sua aura di santità', non viveva di mani imposte sulle teste dei bambini e monosillabi rivelatori.
Era un uomo mite, un teologo, un pensatore, un intellettuale.

Me lo vedo che cerca di ricordarsi dei nomi, delle citazioni, rovista nel cervello e tutto si annebbia.

Ma chi l'ha detto che il papa non può' essere stanco ed ammettere di essersi indebolito?

Bravo papa, riposati, e speriamo che serva da lezione a chi vuole strafare a chi non vuole ritirarsi mai a costo di essere ridicolo.
(E prima delle elezioni...ogni riferimento e' puramente casuale)


Wednesday, January 23, 2013

Mondo prozac




«Se non vedi le cose negative del mondo che ti circonda vivi in un paradiso per idioti» (Jaggi Vasudev)





Thursday, January 17, 2013

Oggetti in festa






Questa mattina la sveglia ha squillato alle 6:27, sempre numeri dispari per evitare eventi nefasti. Mi sono alzata, fatta la doccia, preparato una pasta per pranzo, mi son messa le lenti a contatto, un leggero trucco, ho preparato un caffè americano per il termos da portare in treno. Sono uscita di casa, ho fatto undici passi e mi sono resa conto di non avere il termos.
Sono tornata indietro, ho inserito la chiave, aperto la porta e ho trovato il mio pupazzo fatto a pecora sul divano.

L'avevo lasciato nello studio, sul divanetto, con gli altri peluches.
"Ragazzi, venite giù che fa più caldo, guardiamo un po' di tele!" Gridava, credo agli altri pupazzi. Si è voltato verso di me e di colpo fa: "ops!"

Poi è suonata la sveglia ha squillato alle 6:27, sempre numeri dispari per evitare eventi nefasti. Mi sono alzata, fatta la doccia, preparato una pasta per pranzo, mi son messa le lenti a contatto, un leggero trucco, ho preparato un caffè americano per il termos da portare in treno. Sono uscita di casa, ho fatto undici passi e mi sono resa conto di non avere il termos.
Sono tornata indietro, ho inserito la chiave, aperto la porta, ho recuperato il termos.

Il gatto mi ha fissata con un espressione strana.
Come se avesse avvertito qualcuno del mio arrivo.
Mi sono voltata velocemente prima di chiudere la porta.

Nulla.

Monday, January 14, 2013

"Lettere a un aspirante romanziere", Mario Vargas Llosa


"La finzione e' una menzogna che racchiude una verità profonda: e' la vita che non è' stata, quella che uomini e donne di un'epoca determinata avrebbero voluto e non hanno avuto, e perciò sono stati costretti ad inventarla."
"Tuttavia, il gioco della letteratura non è innocuo.
Prodotto di un'intima insoddisfazione nei confronti della vita quale essa è, la finzione e' anche fonte di malessere ed insoddisfazione . Perché colui che, attraverso la letteratura, vive una grande finzione...torna alla vita reale con una sensibilità molto più vigile di fronte ai suoi limiti ed alle sue imperfezioni, reso cosciente da quelle magnifiche fantasie del fatto che il mondo reale, la vita vissuta, sono infinitamente più mediocri della vita inventata dai romanzieri."
Mario Vargas Llosa, "Lettere a un aspirante romanziere.

Saturday, January 12, 2013

Jeff e la stazione





Sono pendolare da sei anni. Prima era Pavia-Milano, ora si tratta di Oakham-Peterborough.
Le stazioni, i passeggeri, gli orari, i treni, le conversazioni, i bar, mi fanno ripensare all'Europa, a quanto siamo diversi.
A Oakham la stazione e' minuscola e curata, ci sono vasi di fiori, un signore con una sorta di roulotte che vende panini alla pancetta, te' e caffè. Tutti stanno ad almeno un metro e mezzo di distanza dalla persona vicina e nessuno parla.
In Italia si può fumare sui binari, la gente parla, i panini sono quelli dell'autogrill, grazie a Dio esiste il prosciutto, devi obliterare il biglietto, ci sono i graffiti sui treni e quegli strani individui che lavorano per Trenitalia.

Alla biglietteria di Oakham c'era Jeff. Sempre e solo Jeff. Dietro a lui, appesi al muro, troneggiavano premi per il miglior servizio clienti dagli anni 80 sino al 2011.

Arrivo sempre un quarto d'ora prima del treno, alle sette e mezza.
Quando c'era Jeff, a quell'ora bagnava i fiori, svuotava i cestini dei rifiuti, spazzava per terra e dava da mangiare al gatto. Le chiavi della sala d'aspetto tintinnavano nelle sue tasche e le persone si allineavano alla biglietteria, ma lui prima si dedicava alla pulizia ed alla manutenzione della sua amata stazione.

Quando ho acquistato il mio primo abbonamento ho spazientito Jeff perché non conoscevo i dettagli delle tariffe e devo avergli sconvolto la tabella di marcia con quelle due domande sull'autobus e sulla differenza tra settimanale e mensile. Sotto la barba bianca le labbra si erano irrigidite, avrà maledetto tutti gli immigrati di Oakham (quattro?) poi abbiamo risolto la faccenda.
Una volta Jeff ha sgridato dei clienti perché stavano sporcando di neve un punto del binario che aveva appena pulito.
Il gatto e' finito sotto un treno, mi hanno detto.

Quest'anno Jeff e' sparito. La prima settimana ho pensato che se ne fosse andato in vacanza, probabilmente su un treno a vapore. Poi ho pensato ad una malattia.
Infine l'idea della morte di Jeff mi ha sfiorato. Abitando nel cimitero di Oakham ho buttato un occhio ai funerali durante la settimana successiva in cui ero a casa da lavoro. Niente.

Circa un mese dopo, sul binario numero due, chi conversava beatamente con il controllore alle nove e trenta della sera? Jeff.
In un attimo tutto si è chiarito: Jeff e' andato in pensione.
Non pensavo che Jeff potesse sopravvivere senza la stazione, infatti a quanto pare bazzica sempre nei dintorni.

Giovedi' esco di casa e chi trovo non lontano dalla porta? Jeff.
Ho cercato di ignorare la mia istintiva timidezza e l'ho salutato, gli ho persino chiesto come andava, dovevo farlo.
Mi ha confermato di essere in pensione e mi ha raccontato che ora che ha tutto questo tempo può per esempio girare per Oakham, cosa che non è mai riuscito a fare prima.
Poi però mi ha detto che sai e' iscritto ad un associazione di gente che come lui ha lavorato con i treni in passato, fanno gite con treni a vapore, progetti di restauro di vecchi treni e cose del genere. Mi sono sentita più tranquilla.